“Se ci fosse parità di accesso al lavoro il Pil del nostro paese crescerebbe del 7%. Invece le donne continuano ad avere difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e quando riescono continuano ad essere pagate meno”. Questi i dati di una ricerca della Banca d’Italia, illustrati da Gianna Fracassi della segreteria nazionale della Cgil durante la conferenza “La differenza di genere nell’affermazione dei diritti di cittadinanza nella scuola e nella società Italiana” svoltasi presso il Cinema Rouge et Noir, a Palermo, e facente parte del ciclo di incontri del Progetto educativo antimafia e antiviolenza promosso dal Centro Studi Pio La Torre. Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Marina Turco. “È necessaria una sinergia tra Stato, datori di lavoro, lavoratori, giornalisti e società per abbattere stereotipi e vincoli alla mancata realizzazione della parità di genere – aggiunge Mimma Argurio, della segreteria regionale della Cgil -. Tanto lavoro ancora rimane da fare ma è un obiettivo raggiungibile”. La professoressa Pina Lalli, del Dipartimento Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna ha illustrato i risultati di una ricerca condotta sui principali quotidiani italiani su come i media raccontano i femminicidi. “Nel periodo analizzato dalla ricerca, il 2012, sono stati compiuti 72 femminicidi ‘domestici’, compiuti cioè da partner o ex partner. Di questi, 53 casi hanno avuto copertura in almeno 3 quotidiani nazionali, per un totale di 166 articoli. Oltre la metà (92) dei 166 articoli raccolti collegano i femminicidi a una dimensione di amore deluso, mentre in 102 articoli si fa ricorso ad un termine di uso corrente privo di evidenza medico-scientifica: ‘raptus’. Solo 17 articoli su 166 accompagnano il racconto evocando una dimensione di dominio maschile ma di solito il racconto riguarda cittadini stranieri”.
